Quel rettangolo verde chiamato Auschwitz

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Quel rettangolo verde chiamato Auschwitz

Gli ultimi giorni hanno messo l’uno accanto all’altra, surrealmente accomunandoli, due personaggi apparentemente così distanti tra loro come Mario Balotelli e Liliana Segre.
La mia piccola competenza giuridica mi porta subito a quella “pari dignità sociale, senza distinzioni di sesso, di razza - [finché dura…: qualcuno vorrebbe eliminare questa parola; io sommessamente dissento] - , di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” che i nostri Padri costituenti hanno scolpito all’art.3 della Carta, senza neppure immaginare che qualcuno dei loro “figli” avrebbe potuto dimenticarne qualche pezzettino.
E visto che parliamo di padri buoni e di figli sciagurati, si può tentare di giocare con le parole: “odio, … o Dio?”
Tra 100 anni, a voler essere molto ottimisti, sia Balottelli che la Segre si troveranno nello stesso luogo in cui troveranno posto coloro che li minacciano, li insultano o comunque in qualche modo li insidiano.
Il grande Totò, lui che era Principe (e non solo della risata), ci ricordava e ci ricorda che tutti, nessuno escluso e senza possibili sconti, “… appartenimm a morte”.
E, forse, anche a qualcos’altro, ad essa strettamente avvinto.
Sarà il caso di ricordarselo già quaggiù, se non si vuole rischiare di essere, nella migliore delle ipotesi, delle opache e sterili comparse.

ASCOLTA GIULIO BACOSI (dal notiziario nazionale di ItaliaStampa del 8 Novembre 2019, ore 15)

(Giulio Bacosi)

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