I fronti sono due, nella querelle sui migranti. Quello del ricorso al Tar e quello dell’accesso agli atti.
Il primo è la strada battuta dagli abitanti di Capalbio, («residenti, non vip», tengono a precisare i promotori). La seconda è il percorso scelto dal sindaco di Capalbio, Luigi Bellumori: il primo cittadino ha chiesto alla Prefettura di poter verificare le modalità dell’iter.
Il sindaco vuole capire come una società di Siena in liquidazione, la Tor.si, «è venuta in contatto con l’associazione temporanea di impresa della 3 Fontane di Roma e la Senis Hospes di Cosenza». Di più il sindaco non vuole dire. Ha già dichiarato, ha già fatto, anche nei giorni scorsi. Al momento l’accesso agli atti non è possibile.
E il ricorso al Tar? «Nessuno rifiuta i profughi. Capalbio nasce dalla solidarietà. Vogliamo solo invitare le istituzioni a riflettere», dice Mauro Canali, docente universitario di storia contemporanea all’Università di Camerino, uno dei promotori del ricorso. Il ricorso è rivolto contro il ministero dell’interno, il prefetto, il raggruppamento temporaneo e il Comune di Capalbio.
«Il comitato si è formato spontaneamente – precisa Canali – e si è organizzato non appena si è diffusa la notizia che in paese sarebbero arrivati 50 migranti. Non ci sono vip, le cui ville sono nelle campagne, ma capalbiesi che in due giorni hanno raccolto circa 400 firme». Alla base del ricorso dunque ci sarebbe solo la richiesta che le cose vengano fatte bene, nel rispetto delle regole e dei cittadini.
Fonte: Il Tirreno